Oggi con Francesca, responsabile dei giardini di Vignamaggio, abbiamo esplorato la zona più fresca della tenuta alla ricerca di petasites, una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Lungo gli affluenti della Greve è facile imbattersi in queste grandi piante erbacee, la cui caratteristica principale è la grande foglia il cui aspetto ricorda un cappello, che sembra ideato appositamente per trovare riparo dal sole durante le torride giornate estive.

Il suo nome deriva dalla parola greca Petasos, che vuol dire proprio cappello e venne scelto dal botanico greco Dioscoride, vissuto ai tempi di Nerone e citato in uno dei canti dell’Inferno di Dante.

È una pianta estremamente comune, conosciuta fin dai tempi degli antichi romani, oggi poco nota, ma che troviamo in tutta Italia con nomi differenti: cappellaccio, farfaraccio o cavolaccio.

Gli antichi infatti utilizzavano le petasites come parasole, ma anche per la conservazione e l’impacchettamento dei cibi (per esempio il burro) o come piatto organico e “usa e getta” per la consumazione dei pasti.

Predilige gli ambienti freschi e poco soleggiati, preferisce posizioni di ombra o mezz’ombra (perfetta sotto le chiome degli alberi). Con una fioritura a pannocchia, a volte violacea o purpurea, la petasites è caratterizzata da una radice edibile, con cui si può realizzare una sorta di pesto simile a quello del Topinambur.

È una pianta medicinale, che appartiene alla stessa famiglia della Camomilla, e come la camomilla possiede proprietà analgesiche.

Così come il tiglio o il biancospino, le proprietà ipotensive della Petasites agiscono sul sistema nervoso neurovegetativo, andando a sedare in modo naturale tutti gli effetti dell’ipertensione.

Curiosità

La foglia di Petasites è presente rappresentata nelle arti pittoriche e scultoree come copricapo degli spiritelli delle foreste che la portano in testa, a significare che la natura si adagia sulla nostra mente trasmettendoci messaggi ed energie essenziali.

Caratteristiche delle pianta

La pianta è formata da una radice (rizoma) che si sviluppa in orizzontale ed è per questo detta “strisciante”. Richiede terreno costantemente umido e fresco e con un pH leggermente acidoe resiste a temperature che vanno dai -10 °C ai 35 °C. Dal rizoma si sviluppa il fusto fiorifero, alto da 30 a 100 cm, le cui caratteristiche foglie appaiono soltanto al termine della fioritura. Una volta fecondati dalle api i suoi fiori si trasformano in frutti pelosi che vengono poi diffusi dal vento.